Fake news e crisi dell’informazione. Un’intervista al giornalista Ciro Biondi

Intervista di Giusy Ercole

Il ruolo del giornalista oggi, cosa è cambiato e quali gli errori da evitare?

La nostra è un’epoca dove in cambiamenti sono continui e radicali. Da qualche decennio stiamo vivendo la rivoluzione digitale che ha completamente cambiato il mondo. Anche la professione giornalistica ha subito stravolgimenti e la tecnologia ha trascinato questo mestiere in una profonda crisi. Paradossalmente ci sono molte più possibilità per scrivere ma la qualità media si è abbassata e sono diminuite le opportunità lavorative. Tutto questo ci porta a riflettere sulla funzione del giornalismo nella società odierna e capire quali sono i nuovi percorsi: chiaramente non ho una soluzione ma bisogna iniziare ad affrontare il problema; gli addetti ai lavori devono dimostrarsi consapevoli delle difficoltà. Come spesso accade quando si vive una situazione negativa, bisogna ritornare all’origine e riscoprire le motivazioni che hanno fatto di questo lavoro innanzitutto un impegno civile. Ma credo che bisogna ridare dignità alla professione riprendendo un discorso che vada oltre la velocità e la superficialità imposta dal web. Chi vuole fare giornalismo deve ritornare a cercare e a interrogarsi sui fenomeni sociali. Deve andare oltre la notizia del momento e deve di nuovo consumare le suole delle scarpe andando in giro magari con l’aiuto dello smartphone che consente di fotografare e di fare video. Puntare quindi sulla qualità e non sulla quantità. Credo che negli ultimi tempi si avvertono dei cambiamenti dopo aver subito “l’ubriacatura” di internet: lo dimostrano, ad esempio, i mass media che propongono contenuti a pagamento per accedere ad un’informazione più approfondita. Ma non basta…”

Il web ha un enorme potere, ma può anche essere gestito male…

L’informazione è sempre stato un potere. Il web potrebbe essere un luogo democratico perché consente a tutti di creare informazione. Ma questa visione, nei fatti, non si realizza. Non si realizza perché l’informazione richiede tecniche e conoscenze che non sono per tutti. Pertanto chi ha capacità di gestire alcuni meccanismi ha anche la possibilità di gestire un potere. Gli esempi sono tanti. Uno su tutti è il potere ottenuto da alcuni movimenti politici, in Italia o all’estero. Non parlo solo dei partiti nati grazie al web, ma anche di partiti che hanno radici antiche che, proprio a causa di un’informazione falsata, hanno raggiunto risultati elettorali impensabili in altri contesti. L’altro aspetto oscuro del web è la possibilità di influenzare le masse dal punto di vista economico: la particolarità è che chi è dietro tutto questo si nasconde o non è facilmente rintracciabile”.

Nell’epoca del sensazionalismo, dei rapporti “liquidi”, cosa consigli ai lettori?

“Consiglio di fare attenzione a quello che si legge. Bisogna saper “leggere” tra le righe. Non è facile. Richiede doti difficili da avere senza un’adeguata formazione. Quindi quando siamo di fronte ad una notizia sensazionalistica dico sempre che bisogna diffidare. Bisogna leggere, studiare, comparare le varie idee. Bisogna diffidare, ad esempio, da siti che non sono testate giornalistiche ma che sono produttori di informazione”.

Spesso si parla di seo, ma questo può avere effetti negativi sulla notizia?

Il web impone di impostare la notizia in un certo modo per essere leggibile. Se ci si limita alla struttura della notizia, ben vengano le regole seo perché è una questione di leggibilità. Ma quando si interviene sulla scelta delle parole e di conseguenza dei concetti, allora stiamo facendo solo una forzatura”.

Come si difende il lettore della fake news

Il lettore deve essere formato a riconoscere le fake news. Come ho detto prima non è facile. Ma ci sono decaloghi su Facebook, ci sono enti pubblici e privati che hanno elaborato degli strumenti per smascherare le fake news e lo stesso Ordine dei Giornalisti sta portando avanti una battaglia su questo fronte. Credo molto nella media education. Una volta si faceva leggere il giornale quotidiano a scuola. Ora la scuola, ma anche le altre agenzie educative, dovrebbero proporre dei corsi con esperti per imparare a leggere le notizie sul web. Nessuno è immune. E i danni sono già tanti: c’è gente che presta ascolto a millantatori anziché a scienziati e c’è chi crede che la terra è piatta. Prima c’erano fenomeni analoghi, ma riguardavano solo poche persone. Adesso invece il fenomeno è preoccupante e diventa un vero problema per la stabilità democratica. Esempi: gli assalti ai palazzi del governo negli Stati Uniti e in Brasile semplicemente perché i discutibili presidenti uscenti, Trump e Bolsonaro, hanno perso democraticamente le elezioni”.

Biografia

Ciro Biondi è nato a Napoli e vive nei Campi Flegrei. E’ giornalista e insegnante. Ha scritto per quotidiani e riviste. Dal 1999 si occupa di comunicazione per la Diocesi di Pozzuoli ed è responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana. È il fondatore della testata giornalistica quicampiflegrei.it. È iscritto all’Unione Cattolica Stampa Italiana, all’Associazione Giornalisti Flegrei ed è presidente dell’associazione Dialogos Ente del Terzo Settore, tra i gestori di “Casa Mehari” bene confiscato alla camorra a Quarto, Napoli. Laureato in Lettere con tesi in Storia Medievale su Napoli e la Campania. È docente nelle scuole pubbliche secondarie di secondo grado. Ha insegnato a Ischia, Napoli, Pozzuoli, Roma. Ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua attività sociale, culturale e professionale. Dal 2014 è insignito dal Capo dello Stato dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica.