Intervista alla Scrittrice Francesca Esposito con il “Il bacio di Klimt – L’ arte dell’ ossessione” di Salvatore Zanni

Di Salvatore Zanni

Da sempre, o meglio da quando i fratelli Lumiere nel 1898 effettuarono le prime riprese in città, Napoli, grazie alla sua innata bellezza paesaggistica e strutturale, è stata scelta dai più grandi registi di sempre, come naturale scenografia per innumerevoli film e serie tv, diventando un vero e proprio set cinematografico a cielo aperto.

La sceneggiatura della maggior parte di queste opere nasce dalla fortunata penna di bravissimi autori che a loro volta hanno preferito questa città come location per le loro opere.

Tra questi non possiamo dimenticare i bestseller di Maurizio De Giovanni come “I Bastardi di Pizzofalcone”, “Mina Settembre” e “Il Commissario Ricciardi”, ma anche altri di genere completamente diverso come “Gomorra” di Roberto Saviano.

Naturalmente tanti altri racconti, che hanno come substrato scenico la città di Napoli, meriterebbero di trasformarsi in immagine.

L’altro giorno mentre giacevo infreddolito in un centro sportivo, intento a guardare un match di basket, osservai che il mio caro amico Stefano custodiva tra le sue mani un libro dal titolo intrigante : “Il bacio di Klimt – L’ arte dell’ ossessione” di Francesca Esposito.

La stessa sera coccolato dalle calde coperte, con luce soffusa, disteso sul mio divano, iniziai a fagocitare il libro, che automaticamente è diventato il mio.

La prefazione è la prima cosa che mi ha colpito. Scritta dal famoso attore di “Un posto al sole”, Patrizio Rispo, descrive esattamente e anticipatamente lo stato d’ animo che il lettore prova man mano che legge la storia: dipendenza e curiosità.

Il modo di scrivere di Francesca Esposito è semplice e lineare ma allo stesso tempo ti fa immaginare ogni scena del racconto, per questo facilmente si candida a diventare un’opera filmica, una storia di immagini.

 

Queste considerazioni e queste sensazioni, mi hanno spinto a contattare Francesca, che gentilmente a Noi di Arscriven.it ci ha concesso questa breve intervista.

Ciao Francesca, inizio questa intervista collegandomi proprio al tuo nome.

Francesca Delgado, protagonista del tuo romanzo è una donna che ha subìto e dovuto superare tante difficoltà e sofferenze.

Francesca Delgado – Francesca Esposito, quanto di te c’è in lei e come mai la scelta di questa omonimia?

Si, in Francesca Delgado c’è molto di me.

In lei ci sono anche tantissimi altri aspetti che vorrei in qualche modo facessero parte del mio essere. La sua caratteristica principale sicuramente è il saper tramutare le sue paure ed ansie in qualcosa di costruttivo, un punto di forza per rimboccarsi le maniche e ripartire.

La scrittura non pone limiti alla fantasia, per questo motivo, volendo immedesimarmi appieno in questo romanzo ho scelto di dare alla protagonista il mio nome

Al di là del thriller, dell’enfasi e del mistero, il romanzo gira intorno ad un argomento attuale e allo stesso tempo storico, ovvero la violenza sulle donne.

Come ti spieghi questo fenomeno, cosa spinge, secondo te un uomo ad arrivare a tanto?

Molti non capiscono che amore non è sinonimo di possesso. Nel titolo “L’arte dell’ossessione” ho voluto evidenziare come, appunto, l’ossessione possa portare a gravi conseguenze. È un qualcosa che si riscontra sempre nei casi di femminicidio: “O mia o di nessuno”.

Questa è una frase ricorrente quando l’uomo vede la donna come un oggetto da custodire gelosamente. In caso di ribellione da parte della donna, in questi soggetti spesso vi è una escalation di violenza sia psicologica che fisica dove l’obiettivo è annientare quest’ultima.

Napoli è la location principale del tuo romanzo.

Una città spettacolare, composta da tante anime, che Pino Daniele definiva “Mille Colori”.

Cosa ne pensi della tua città? Dove vedi il tuo futuro?

Ogni giorno vivo con Napoli un conflitto insanabile tra amore e odio.

Spesso non riesco ad accettarla perché è la città dell’eccesso, del paradosso. Spesso sono arrivata quasi al punto di detestarla, volevo scappare via in più di una occasione, sinceramente però ho percepito che sarei andata via non con gioia ma con rabbia. Non riuscirei a vivere portandomi dentro quel senso di colpa per essermi arresa al solo pensiero che nulla possa cambiare.

L’arte di arrangiarsi, vedere in ogni ostacolo come una opportunità invece di un limite. Proprio facendo riferimento ad una intervista che Pino Daniele rilasciò alla RAI, “Napoli? La amo e la odio”.

Ma è ben noto che l’amore vince sempre

Prima abbiamo citato Pino Daniele, io so che tu sei di Marianella, un quartiere che ha dato i natali a grandi musicisti, partendo da S. Alfonso Maria de’ Liguori, che ha composto la canzone di Natale più cantata al mondo “Tu scendi dalle stelle”, passando per il maestro Enzo Avitabile, Mario Musella degli Showmen ed ancora Luchè, che tanto piace ai giovani.

A Francesca Delgado che musica piacerebbe ascoltare? Ed invece tu che rapporto hai con la musica?

Francesca Delgado, proprio come la sottoscritta, probabilmente non è al passo con i tempi dal punto di vista musicale.

Amo la musica anni ‘80/’90. Non ho un cantante/band preferito, ma ascolto molto volentieri gli Aerosmith, gli Evanescence, i Likin Park e Bon Jovi e molti altri.

Laureata in Scienze dell’educazione e formazione primaria, una specialistica in Criminologia ed un primo romanzo.

Hai altri progetti da autrice spinti dalle argomentazioni di studio o credi di dirigenti verso nuovi orizzonti?

Bella domanda. Si, quando scrivo sono sicuramente influenzata dai miei studi per deformazione professionale, tuttavia sto esplorando altri orizzonti. Sono alla continua ricerca di nuovi stimoli per uscire dalla mia comfort zone, spero e sono sicura che il mio prossimo romanzo sorprenderà molte persone strappandole un sorriso o più di uno.