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L’Archivio fotografico digitale del Museo Egizio si è aggiudicato il Premio Museo Open Culture Italia 2022, riconoscimento dedicato ai progetti di valorizzazione del patrimonio di musei e istituti culturali, tramite l’adozione di strumenti per il pubblico dominio o di licenze open access.
Ideato da Icom-Italia (International Council of Museum), Wikimedia Italia e Creative Commons Italia, il premio è stato assegnato all’Egizio a Rimini nel corso del Festival sull’Innovazione digitale “We Make Future”. A ritirare il premio sono stati i due egittologi archivisti dell’Egizio Beppe Moiso e Tommaso Montonati, che hanno ideato e curano l’archivio digitale, consultabile al sito: http://archiviofotografico.museoegizio.it.
Un viaggio dietro le quinte del Museo Egizio, ma anche a ritroso nel tempo, fino al momento esatto in cui i reperti archeologici della sua collezione hanno visto la luce a inizio Novecento in Egitto. È una miniera di storie inedite l’Archivio Fotografico del Museo Egizio, che custodisce 45mila documenti, di cui 1.500 scatti dei primi del Novecento hanno debuttato on line lo scorso dicembre, mentre per fine giugno sono in arrivo altre 500 fotografie della seconda metà dell’Ottocento, per un totale di 2.200 scatti sulla piattaforma web.
Sono stati necessari tre anni di lavoro per sistematizzare e digitalizzare un primo nucleo di fotografie in bianco e nero, un racconto per immagini delle Missioni archeologiche italiane in 14 località in Egitto dal 1903 al 1937, che portarono a Torino oltre 30mila reperti.
Contestualizzare i reperti e le loro storie nel loro luogo di origine è stato possibile anche grazie alle fotografie. Ernesto Schiaparelli (1856-1928), fondatore delle Missioni Archeologiche Italiane, nonché direttore del Museo Egizio, ebbe l’intuizione di introdurre la fotografia al museo e di documentare tramite le immagini il suo lavoro di archeologo in Egitto. Correva l’anno 1903 quando partì da Torino per le campagne di scavi archeologici in Egitto, portando con sé alcuni fotografi e istituendo poi un’abitudine che fu raccolta anche dai suoi successori, come Giulio Farina. Furono così immortalati per la prima volta reperti che oggi sono a Torino, ma vengono studiati in tutto il mondo e momenti che ormai fanno parte della storia dell’egittologia.
Per oltre un secolo quegli scatti sono stati custoditi con cura, senza però essere fruibili. Oggi grazie alle tecnologie digitali e a internet si guadagnano la ribalta internazionale e vengono messi a disposizione gratuitamente della comunità scientifica o di semplici appassionati dell’antico Egitto, con testi in italiano e in inglese. Il Museo Egizio, infatti, è lieto di rilasciare le riproduzioni digitali in pubblico dominio dell’Archivio fotografico in CC0 (Creative Commons — CC0 1.0 Universal). Grazie a questo strumento potrete liberamente riutilizzare le immagini per qualsiasi scopo, anche commerciale, in forma del tutto gratuita e senza ulteriori permessi da parte del museo.
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