Sal da Vinci ci racconta di sé e del suo “Masaniello Revolution” in un’intervista esclusiva di Salvatore Zanni

 

Di Salvatore Zanni 

In occasione dell’ultima replica stagionale del così tanto decantato musical “Masaniello Revolution” con Sal da Vinci, sono andato a verificare di persona il reale coinvolgimento emotivo e sensoriale che questo spettacolo diffonde.

Prima di immergermi tra la platea per abbandonarmi alla più completa visione, ho incontrato il protagonista dello show che ha cortesemente accettato di scambiare due chiacchiere.

Appena ti ritrovi accanto a Sal da Vinci comprendi subito, ancor prima di parlare, che hai a che fare con una persona semplice, disponibile, figlio del popolo e che nonostante i grandi successi ottenuti durante il corso della sua carriera, continua orgogliosamente ad appartenere e ad amare le sue origini.

Ti ritrovi a parlare con un grande artista ma ti sembra di avere accanto a te l’uomo della porta accanto, un amico, uno di famiglia.

 

Sal possiamo darci del tu?

 

Ovviamente sì.

 

Masaniello è stato un rivoluzionario, un capopopolo che si è rivoltato contro il mal governo, ed è stato il precursore della Rivoluzione francese che ha cambiato il mondo.

Tu oggi che Masaniello ci proponi?

 

Oggi vi propongo un Masaniello che vive in epoca moderna, che quindi è collocato ai giorni nostri che però paradossalmente vive le stesse difficoltà e le stesse problematiche di 400 anni fa, perché gira e rigira puoi cambiare gli stili, il linguaggio e i tempi ma i soprusi del potere sono sempre gli stessi.

 

Quindi parliamo anche di politica?

 

Certamente. La politica fatta bene è una bella cosa, perché è utile al popolo, ma se accentriamo tutti i poteri nelle mani di un’unica persona, questa perde la lucidità e di conseguenza finisce la democrazia e la politica in questo caso non svolge bene il suo ruolo.

E tutto ciò è accaduto al Masaniello del 1600 ed anche al Tommaso dei giorni nostri ma fortunatamente le reazioni sono simili ma non uguali.

 

Quanto ti senti un Masaniello e quanto è rimasto in te “Lo Scugnizzo” degli esordi?

 

Non mi sento assolutamente un Masaniello. Io e l’intera compagnia abbiamo sposato un’idea che denuncia qualcosa di sconcertante, presente nel passato e viva  ancora oggi, e ci fa piacere portarla avanti attraverso questo spettacolo.

 

Masaniello osannato dal popolo e dal popolo ucciso. Se un domani il tuo popolo/pubblico non dovesse seguirti più, tu come reagiresti?

 

Farei sicuramente un passo indietro perché avrei dato un’immagine di me completamente sfocata.

 

Ormai ci siamo abituati ad apprezzare i figli d’ arte, i nipoti d’arte che riempiono i teatri, i set cinematografici e sono spesso presenti in TV.

Mario da Vinci, Sal da Vinci ed oggi con te in scena tuo figlio Francesco da Vinci.

Ma fare arte, secondo te dipende anche da un fattore genetico?

 

 

Questo non lo so. Ma sicuramente io ho avuto la fortuna di presentarmi al pubblico grazie a mio padre e per me è subito stata una cosa fortissima, ma soprattutto attraente e affascinante come una sana droga a cui non riesci a staccarti.

Certo vivere la vita di tutti i giorni con la famiglia è meraviglioso, ma se poi non mi esibisco per molto tempo, sto male, mi manca.

 

Lo sappiamo che ami la famiglia, infatti abbiamo notato una foto pubblicata sui social che ti ritrae ad imboccare uno dei tuoi nipoti.

 

Si, è vero. Non l’ho fatto per i miei figli ma per i miei nipoti sì.

Anzi ti informo che a breve ci saranno altri due nipotini da imboccare.

 

 

 

Con questa splendida notizia ci salutiamo e corro in sala a godermi lo spettacolo.

Purtroppo, a causa di Fatima Trotta, coprotagonista con da Vinci (impegnata contemporaneamente allo stadio Maradona per il Big Match Napoli-Roma), lo spettacolo inizia leggermente in ritardo, ma la perdoniamo perché è brava e perché fortunatamente la magia c’è, il calore ti avvolge e ti coinvolge, soprattutto grazie a tre punti di forza.

Primo. Sal da Vinci è completamente padrone della scena e riesce a rapirti con la sua stupenda interpretazione vocale e scenica.

Secondo. L’ interpretazione di Ernesto Lama alza il livello dello spettacolo soprattutto quando è accompagnato da Antonio Fiorillo, Marco Palmieri e Andrea Iovino.

Terzo. Fanno la differenza anche le belle coreografie di Gennaro Guadagnuolo ed i fantastici costumi di Claudia Tortora