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Torino, KAKEMONO
Cinque secoli di pittura giapponese. La Collezione Perino
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A cura di Matthi Forrer, professore di Cultura materiale
Del Giappone pre-moderno all’Università di Leida
Al via la mostra al MAO di Torino dal titolo “Kakemono” visitabile fino al 25 aprile
L’exhibition è un “viaggio” che ripercorre cinque secoli di pittura giapponese.
Un focus, la prima in Italia su questa forma d’arte, e presenta 125 kakemono oltre a ventagli dipinti e lacche decorate appartenenti alla Collezione Claudio Perino, un’importante raccolta di opere acquisite dal collezionista piemontese, fra i principali prestatori e mecenati del Museo d’Arte Orientale di Torino.12
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Un rotolo di tessuto prezioso – o carta – dipinto o calligrafato, pensato per essere appeso durante occasioni speciali o utilizzato come decorazione in accordo alle stagioni dell’anno: il kakemono o kakejiku è un genere di opera dipinta estremamente diffusa in Giappone e in tutta l’Asia orientale, dove assume nomi differenti.
I “rotoli appesi” sono distintivi della produzione pittorica di Cina, Corea e Vietnam, oltre che del Giappone stesso, e rappresentano il corrispettivo del “quadro” occidentale. A differenza delle nostre tele o tavole però, caratterizzate da una struttura rigida, i rotoli dipinti presentano una struttura relativamente morbida e sono pensati per una fruizione limitata nel tempo.
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Esposti nel tokonoma (alcova) delle case giapponesi o lasciati per qualche ora soltanto ad oscillare nella brezza di un giardino, queste opere d’arte partecipano del tempo e del movimento, mentre i dipinti su tela o tavola tipici della tradizione occidentale sembrano invece impregnati di fermezza e di continuità.
Le differenze non sono solo puramente formali, ma riflettono anche una diversa concezione estetica e filosofica: alla base delle opere su rotolo si trova infatti un’allusione all’impermanenza e alla mutazione quali elementi ineludibili (e positivi) dell’esistenza.
I kakemono, allestiti in cinque sezioni tematiche (fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori) conducono il visitatore attraverso un mondo ricchissimo, in cui rappresentazioni minuziose e naturalistiche, punteggiate di dettagli sottili, si affiancano ad immagini estremamente essenziali e rarefatte, dove la forma perde i suoi contorni, si disgrega progressivamente per diventare segno evocatore di potenti suggestioni, in un estremo esercizio di sintesi e raffinatezza, quasi un astrattismo ante litteram.
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In Oriente i pittori dipingevano in maniera “impressionistica”, “espressionistica”, “astratta” secoli prima che analoghe forme espressive cominciassero ad apparire in Occidente. In Asia però le differenti modalità pittoriche hanno convissuto, senza escludersi a vicenda nel tentativo di definire veri e propri movimenti artistici, come accaduto invece nell’arte moderna occidentale.
Fra i kakemono esposti al MAO figurano alcune opere dei maggiori artisti giapponesi, tra cui Yamamoto Baiitsu, Tani Buncho, Kishi Ganku e Ogata Korin.
La mostra e il catalogo, pubblicato da Skira e disponibile in due lingue (italiano e inglese), entrambi a cura dello studioso olandese Matthi Forrer, storico dell’arte orientale ed esperto di pittura giapponese, nascono da una collaborazione tra MAO e MUSEC-Museo delle Culture di Lugano – e, a un livello superiore, tra la Fondazione Torino Musei e la Fondazione culture e musei di Lugano – dove l’esposizione è stata presentata al pubblico nel luglio 2020.
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La mostra “Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese. La Collezione Perino” rientra nell’ambito dei progetti di sviluppo internazionale recentemente avviati dalla Fondazione Torino Musei.
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